Copione

Intervista impossibile a Giula Maggiore

I: Salve a tutti, oggi abbiamo un’ospite molto speciale con noi, si presenti pure signora.

G: Salve a tutti, io sono Giulia, l’unica figlia di Augusto, possiamo dire che ho dato a mio padre molti problemi.

I: Perché Giulia?

G: Ogni matrimonio combinato che mio padre ha organizzato è andato male: i miei primi due mariti sono morti molto presto mentre l'ultimo l'ho tradito.

I: Oh no, a quanti anni ha avuto il primo matrimonio?

G: La prima volta che mi sposai fu a quattordici anni, quando andai in sposa al nipote di mio padre, Marcello, che aveva solo due anni in più di me; ci fecero sposare perché così il potere poteva essere tramandato, e soprattutto perché mio padre preferiva Marcello a Tiberio, il figlio di Livia, la sua seconda moglie. Però poco tempo dopo il mio matrimonio, Marcello morì.

I: Cosa accadde durante il suo matrimonio con Marcello?

G: Fu una cerimonia all’antica, Marcello mi fece dono davanti ai testimoni, ricordo che era uno scrigno d’avorio intarsiato di perle spagnole. Quel giorno mio padre non poteva essere presente e si rammaricava alquanto, così mandò il suo amico d’infanzia Agrippa.

I: Il motivo di questa unione?

G: Solo più tardi lo capì, quando mio padre tornò dalla Spagna. Non stava bene e credeva di morire a breve, infatti la sua condizione di salute era pessima. Per la prima volta conobbi l’odore della morte. In quel periodo piansi molto e capii che la perdita faceva parte della nostra esistenza.

I: Suo padre aveva una malattia?

G: Esattamente, ma solo grazie al medico Antonio Musa si salvò. Quando per lui ormai non c’erano più speranze, Antonio gli somministrò una cura sperimentale e subito dopo mio padre si riprese. Però non si può dire lo stesso di mio marito, infatti anche Marcello aveva la febbre, ma quando gli venne somministrata la cura che aveva miracolosamente salvato mio padre, mio marito da lì ad una settimana morì; ed io rimasi vedova all’età di diciassette anni.

I: Cosa ha fatto suo padre dopo che Marcello è morto?

G: Lui ha deciso di farmi risposare, gli importava più di tramandare il potere che di quello che volevo io, ma non potevo farci nulla; così sposai Agrippa, un amico di mio padre fin da giovane, aveva quarantadue anni. Anche lui puntava a diventare il successore del principe, Livia provò a impedire la nostra unione, ma non ci riuscì. Dal mio matrimonio con Agrippa nacquero due maschi che mio padre adottò per farli diventare suoi eredi, ma pure loro morirono giovani.

I: Che rapporto aveva con suo marito Agrippa?

G: Di rispetto reciproco, ma solo nove anni dopo Agrippa morì.

I: Suo padre la costrinse a sposarsi per la terza volta?

G: Esattamente, mi sposai con Tiberio, che pur di arrivare al trono imperiale decise di divorziare dalla moglie. A Tiberio io non piacevo, per questo quando Tiberio partì per la guerra io decisi di dedicarmi finalmente a me stessa: fui amante del poeta Ovidio, del figlio di Marco Antonio e di altri.

I: Mi scusi signora Giulia, ma non si veniva processati per adulterio nella sua epoca?

G: Infatti è quello che mi è capitato, fu proprio mio padre a scrivere quella legge e lui fu obbligato ad applicarla anche su di me, sua figlia. Mi condannò all’esilio sull’isola di Pandataria, che voi chiamate Ventotene, e rimasi lì per cinque anni. Poi mio padre mi concesse di tornare sulla terraferma, a Reggio Calabria, in condizioni migliori.

I: Come prese la morte di suo padre?

G: È stato molto difficile per me ma sono andata avanti.

I: Quando Tiberio salì al trono cosa fece?

G: Quando lui prese il potere io mi sentii perduta. Per vendicarsi mi privò delle mie rendite e mi confinò in una stanza isolandomi da tutti. Morii poche settimane dopo, lo stesso anno in cui se ne andò anche mio padre, nel 14 d.C.

I: Che rapporto aveva con il potere?

G: A ventuno anni scoprii di essere la donna più potente del mondo dopo Livia; non sono mai riuscita a disdegnare il potere, perché mi venne insegnato a godermi la vita e ad essere felice con mio marito. Una volta mi chiesi come avrei impiegato il potere se non fossi stata donna. Visto che anche le donne potenti come Livia dovevano stare nell’ombra, anche a costo di rinnegare la propria natura.

I: Ha mai dovuto indossare delle maschere nella sua vita?

G: L’ho dovuto fare per tutta la vita, per ingannare chiunque mi guardasse da troppo vicino. La ragazza innocente e ignara del mondo, la moglie virtuosa il cui unico piacere era servire il marito… la giovane matrona imperiosa… l’allieva indolente che si illudeva che il pensiero dei filosofi corrispondesse alla realtà. Per tutta la mia vita dovetti indossare una maschera che nascondesse il mio vero io.

I: La capisco Giulia. La ringrazio per essere venuta, arrivederci!

G: Grazie a voi, arrivederci.